Nelle scuole di management si insegna da sempre che una delle sfide più impegnative per chi deve gestire le imprese è collegata all’imprevedibilità dei mercati e al loro dinamismo. Il concetto è chiaro anche se, nel tempo, ha potuto essere declinato in modo, più o meno radicale, soprattutto in relazione a fenomeni legati a guerre, pandemie o al manifestarsi di azioni speculative in grado di influenzare in modo dirompente il fronte finanziario. La nuova Amministrazione Trump farà sì che in futuro le accademie e i manuali manageriali potranno declinare i concetti di instabilità e di incertezza raccontando ciò che in questi mesi il presidente americano ha generato con le sue decisioni sul fronte dei dazi e, soprattutto, sull’estrema estemporaneità e variabilità delle decisioni stesse. L’ultimo diktat Usa ha gettato nel panico le economie europee e messo in difficoltà il sistema di governance della Ue, nel primo caso dovendo immaginare effetti sul sistema economico e sociale continentale senza avere oggettivi elementi sui quali potere valutare le ricadute di dazi così impegnativi. Nel secondo caso mettendo il governo europeo davanti a un trivio le cui strade, oltre che difficili da percorrere, rischiano di minare alla base l’indispensabile bisogno di coesione che deve sostenere, a livello politico, scelte così impegnative. Partiamo da questo secondo aspetto per poi provare a riflettere su ciò che la guerra commerciale potrebbe generare nel medio periodo.

Fonte: Giornale di Brescia